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LA

STORIA

STORIA DEL BINARIO INDUSTRIALE

Il “gas illuminante”

A metà dell’ottocento il Teatro Carlo Felice nelle serate di gala disponeva di un sistema di illuminazione con 340 fiamme a gas.
L’incremento nell’uso del gas per l’illuminazione, per gli usi in cucina, per il riscaldamento e per i trasporti, ha reso necessario migliorare produzione e approvvigionamento di questa preziosa risorsa.

Questa fotografia, scattata in quella che adesso è Piazzale Parenzo, riassume gli attori dell’atto eroico del Caneva. Si vedono infatti il treno, lo sbandieratore sul predellino (che sia proprio il Caneva?) e il vigile motociclista che precede il convoglio.

Storia del gas  

Storia del gas  

Storia del gas  

Storia del gas  

Storia del gas  

L’officina delle Gavette, costruita nel 1906, comprendeva un insieme di capannoni destinati al deposito di carbone fossile e alla sua trasformazione per la produzione del gas.
Grazie alle attività dell’officina delle Gavette, migliorò sensibilmente la produzione di gas: nell’anno 1883 ne furono prodotti circa 8 milioni di metri cubi, fino ad arrivare nel 1910 a 27 milioni di metri cubi che servivano gli oltre 300.000 abitanti di Genova.
Nei primi anni di attività il carbon fossile, materia primaria per la produzione del gas, giungeva all’officina a mezzo di carri.
Considerate le ingenti quantità di merci che venivano movimentate divenne necessario disporre di un più efficiente sistema di trasporto.
Per rispondere a questa esigenza fu progettato e realizzato il Binario Industriale Bisagno.
Nel 1927 fu completata la linea ferroviaria di raccordo tra l’officina del gas delle Gavette e lo scalo merci di Terralba. La particolarità del Binario Industriale Bisagno consisteva nel fatto che la linea non aveva sede propria ma, al contrario, occupava la sede stradale.
Il binario si staccava dallo scalo merci di Terralba (in prossimità di piazza Giusti), si immetteva nell’asse di corso Sardegna, lungo il quale si trovavano i mercati generali, piegava quindi verso sinistra all’altezza dell’attuale via Cagliari per raggiungere la sponda del torrente Bisagno.
Raggiunta piazza Carloforte, il binario proseguiva sul via del Piano, costeggiando lo stadio comunale e le carceri.
L’attraversamento del torrente Bisagno avveniva grazie al ponte Veronelli che introduceva direttamente i convogli all’interno dell’area delle officine di produzione.
Per motivi di sicurezza, i vagoni si muovevano a passo d’uomo, scortati da segnalatori e frenatori; il trasporto veniva effettuato nella notte o di primo mattino per limitare l’intralcio alla circolazione veicolare.
L’attività della ferrovia della val Bisagno, intensa fino ai primi anni Sessanta, divenne progressivamente meno compatibile con il traffico veicolare in costante crescita.

(tratto da “L’Epopea del gas” – Erga Edizioni – Fondazione AMGA)

La "Ferrovia delle Gavette"

UN IMPIANTO POCO NOTO CHE SI SNODAVA PER LE STRADE DI GENOVA

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Appunti di Giacomo Bazzurro

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